MANUALE PER IL RECUPERO ARCHITETTONICO

Restauro Filologico

Art. 12 Restauro filologico

Alcuni edifici non consentono un recupero architettonico che ne modifichi l’utilizzo, anche quando lo scopo per cui originariamente sono stati costruiti non è più attuale. Per esempio torri di segnalazione, castelli, cappelle, chiese, forni, mulini, lavatoi. D’altra parte si tratta di testimonianze significative della vita del passato, con caratteristiche specifiche del luogo. L’unico criterio adottabile è quindi quello del restauro filologico. Restauro filologico che va applicato anche ad abitazioni dotate di particolari caratteristiche architettoniche.
La materia propria di questo genere di restauro è complessa perchè implica una sintesi tra le teorie del Restauro critico e quelle del Restauro conservativo e scientifico, per cui normalmente gli interventi di questo tipo sono affidati a professionisti con esperienza specifica, che ben conoscono il metodo da applicare per risolvere in modo coerente ed efficace le numerose problematiche da affrontare.
Di seguito si riassumono le fasi essenziali del metodo di intervento, senza la pretesa di esaurire l'argomento.

Le procedure riguardanti il restauro filologico devono iniziare sempre e comunque da un accurato rilievo geometrico e materico abbinato alle valutazioni visive di figure esperte (per esempio il tecnico specialista in recupero conservativo di malte e intonaci), per individuare le patologie e le cause del degrado. I rilievi abbinati alla ricerca documentale (archivi storici provinciali, comunali, parrocchiali e privati; atti notarili; iconografia antica: stampe, dipinti, affreschi, graffiti; documenti bibliografici; fotografie) sono operazioni indispensabili per avere una approfondita conoscenza del manufatto da restaurare.

Spesso nella fase di diagnostica occorre coinvolgere competenze scientifiche e tecnologiche specifiche per effettuare indagini approfondite, per esempio analisi di laboratorio, indagini termografiche, ecc.

Quando l’edificio è degradato o modificato al punto che alcune parti della costruzione (tetto, muri, aperture, colonne, pavimenti, ecc.) non sono più visibili e si presenta la necessità o l’opportunità di integrarle, si può fare riferimento alle indicazioni riguardanti strutture e finiture della stessa epoca e con le stesse caratteristiche illustrate nei capitoli precedenti.
Nel caso di palazzi storici, edifici per il culto, castelli o di particolari costruzioni comunitarie, ove fosse necessario utilizzare uno o più locali per il ricevimento di visitatori, biglietterie, sale esposizione, musei, servizi, sale conferenze, i criteri seguiranno le procedure seguenti per il restauro filologico parzialmente integrate da quelle da adottare negli edifici residenziali dalle stesse caratteristiche tecnologiche (per esempio per il risparmio energetico, per gli impianti, per il consolidamento strutturale).


Illustrazione 39

Esempio di ricerca stratigrafica per individuazione materiali e colori (art. 12 restauro filologico).

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Art. 12.1 Tetti e coperture


Illustrazione 40

Vedi capitolo 2 “Costruire con la pietra”, pagina 102.

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Art. 12.2 Sistemi di chiusura esterna

Sulla scorta delle informazioni raccolte (Art. 6.), si deve costruire il progetto di conservazione e, se necessario, di consolidamento statico (Art. 13.4.).
E' sempre necessario verificare le condizioni della copertura e del sistema di smaltimento e allontanamento delle acque meteoriche, spesso causa delle più diffuse patologie degli elementi costruttivi.
Nel restauro filologico anche la disposizione e il dimensionamento di gronde e pluviali non può essere casuale per essere funzionale e al tempo stesso provocare un impatto visivo il più ridotto possibile sulla struttura.
Inoltre, dove gli edifici sono a contatto col terreno, bisogna risanare la muratura sotto il piano di campagna con formazione di drenaggio, per evitare fenomeni di risalita capillare, vedi “Recupero e conservazione dell’edilizia storica” pagine da 42 a 51 e da 136 a 141. Per risanare i locali interrati o seminterrati pagine da 71 a 81.
Queste operazioni preliminari sono i presupposti necessari per rendere più duraturo il restauro dei singoli elementi architettonici.
Intonaci, decorazioni e pitture esterne o interne, contorni di aperture, mensole e colonne di pietra, portali, inferriate, scale, soglie, vetri, ossia tutti gli elementi dell'organismo architettonico devono essere restaurati con tecniche appropriate e con materiali compatibili con i supporti.
In particolare per quanto riguarda le facciate intonacate e tinteggiate è indispensabile effettuare un'altra operazione preliminare, da effettuare in genere a ponteggi ultimati: l'indagine stratigrafica, volta a individuare il repertorio decorativo e le pitturazioni effettuate in ogni epoca, fino alla più antica. Solo sulla base dei risultati delle stratigrafie degli strati pittorici si può definire la composizione delle facciate e dell'apparato decorativo.
In tutti gli interventi su edifici d'epoca è indispensabile ai fini della durata degli interventi utilizzare malte e intonaci a base di calce, esenti da componenti cementizie e tinteggi minerali (“Superfici murarie dell’edilizia storica”, in particolare capitoli alle pagine 29, 67, 177, 181, 185, 237, 309 e 327).

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Art. 12.3 Solai

Vedi “Recupero e conservazione dell’edilizia storica” pagine da 42 a 51 e da 136 a 141.
Per i locali interrati o seminterrati pagine da 71 a 81.

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